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Articolo critico musicale di Gian Nicola Vessia
19 maggio 2007

Una delle più "segrete" ed affascinanti attività musicali è quella della ricerca, quella della visita agli archivi musicali dove giacciono in attesa del bacio di un principe migliaia di opere che attendono di essere risvegliate per restituire la bellezza che è stata di casa soprattutto nelle grandi chiese italiane, nelle cattedrali dove il maestro di cappella era tenuto a comporre per il coro locale: è così che si sono formate raccolte che, nel corso dei secoli, hanno accumulato migliaia di pagine con messe, antifone, salmi, magnificat e inni scritti a volte con encomiabile foga produttiva.
Non tutto è oro, non tutto merita la riproposta, ma molte composizioni rivelano la buona mano di maestri che sapevano assolvere con artistica dignità all' impegno liturgico.
L'emozione di chi trascrive dalla pagina antica trova ricompensa alla fatica quando trasportando su chiavi moderne la composizione, giunge la sorpresa della scrittura che si fa suono e illustra l'estetica di un periodo musicale, di scuole di pensiero e di tecnica compositiva.
L' ottocento musicale sacro è stato per decenni ignorato, lasciato premeditatamente nel segreto del faldone d'archivio perchè sicuramente intriso da scorie teatrali, da moduli che poco hanno a che fare con la declamazione del fatto liturgico.
Ecco allora che la riproposta di un musicista del Duomo di Milano in pieno XIX secolo assume il significato di una autentica novità musicale: si riscopre un periodo dimenticato, si offre all'ascolto la realtà di quella che era la musica per l'ambrosianità che guardava alla cattedrale e sentiva nelle vie circostanti il robusto profumo che spirava dal palcoscenico del Teatro alla Scala.

Articolo di Dr. Leonessa Bianchera
Concerto del 1/6/2002

“Magnifico Coro”

Cosa offre la TV il sabato sera? Proprio nulla direi, di leggere sono stufa, fare la calza non è il mio genere (anche se ho 74 anni sono emancipata); sono le amiche che mi hanno tradita in questo week-end accettando il temuto invito delle rispettive nuore.
Sarà pericoloso uscire da sola a fare un giro?
C’è ancora tanta luce alle 20,30. Il problema è lo scippo della borsetta, solo per questo mi possono molestare! Non è più come quando ero giovane, bionda e slanciata. Esco.
Farò un giretto verso viale Certosa, la via più movimentata che c’è qui.
Esco e vado verso la Prealpi, in fretta perchè la zona ha cattiva fama. Devo raggiungere al più presto la via Bartolini e poi a destra con calma.
- Scusi, cos’è tutta questa gente che va in Via De Predis?
- Ci dev’essere qualcosa in chiesa!
Già, questi ex democristiani che non sanno più cosa fare per riemergere…Oppure che sia questo nuovo parroco così simpatico che ha inventato qualcosa di nuovo?
E’ vero che vengo da una famiglia mangiapreti e non sono mai andata in chiesa se non per qualche funerale, ma proviamo ad andare a vedere.
Arrivo alla chiesa.
Guarda là una del mio palazzo che è sempre in chiesa e spettegola tutti i giorni con la portinaia!
- Prego, il programma del concerto, mi propone un ragazzetto pelato e robusto come i buttafuori delle discoteche.
Entro: è accogliente, è pieno di gente, è gratis e non c’è più posto a sedere.
Signora! Si sieda qui, prego, sulla panca, io mi procuro una sedia là in fondo.
- Grazie, molto gentile.
E’ un concerto corale e cominciano a cantare “Dell’aurora Tu sorgi più bella”. Forse è un canto per la Madonna, sembra un coro di montagna, cantano bene. Il direttore coi baffi sembra proprio un vecchio montanaro: è la gente genuina che preferisco.
Cantano “Salve regina cœlitum”. Bello, bravi.
Cosa vuoi che cantino in chiesa? Ma non è un coro di montagna!
Cantano qualcosa che si capisce solo leggendo sul programma. L’autore visse nell’epoca romantica; però questo coro ci sa fare!
Poi Mendelssohn, un vero romantico. Che passione un montanaro coi baffi e per di più romantico!
Ora Gabriel Fauré: la mia cultura musicale ne è appagata.
Il coro canta proprio bene e l’acustica della chiesa non è male anche se non siamo alla Scala.
Durante l’intervallo mi leggo il programma per benino e la presentazione del coro.
Un miracolo una cosa così in questa periferia dove la gente non sa dove andare nel tempo libero ed ha paura ad uscire.
Si riprende con Haendel; non è il mio preferito, figuriamoci è di prima della Rivoluzione francese! Ma questi archi ed organo suonano bene, ci sanno fare.
Chi l’avrebbe pensata una serata così? Che invidia farò provare alle mie amiche, lunedì al mercato.
Infine Mozart, un grande universale, qui non si può essere anticlericali o bigotti, si può solo essere vere donne e uomini oppure no.
Il coro canta con una sicurezza straordinaria.
Ancora Mozart per il trionfo finale, veramente meritato.
Mi associo agli applausi infiniti e alla richiesta del bis! Che serata!
Se anche le messe in questa chiesa sono così, una domenica o l’altra dovrò cominciare a venirci.

Intervista al Direttore Giorgio Barenghi

Quando hai cominciato ad occuparti di musica e perché?

Mi sono avvicinato alla musica molto presto. Per iniziativa di mio padre, già cantore dall’età di dodici anni nel medesimo ente musicale, sono entrato a far parte del del coro del Duomo di  Milano quale voce bianca. Allora frequentavo la 5a elementare.

Quando hai iniziato a suonar per il servizio liturgico a GMG?

Devo dire che anche questa attività è iniziata presto. Negli anni 1964/65 (non ricordo bene) decidemmo con l’allora coadiutore Don Vittorio di iniziare a coinvolgere nel canto in maniera più regolare la gente, con il sostegno del giovane parroco Don Angelo. Dopo breve tempo sentimmo la necessità di un coro parrocchiale e così nacque la prima corale del GMG.

Raccontano i tuoi amici veterani dell’oratorio di GMG che erano molto invidiosi di te allora, perché come musicista eri diventato l’attrazione delle ragazze. Cosa ci racconti in proposito?  

Ah! noi artisti !!  A parte gli scherzi penso che chiunque si ponga in prima persona quale promotore e coordinatore di un’attività di un qualche interesse collettivo, possa inevitabilmente colpire l’attenzione delle persone. Un po’ come il fascino della divisa.

Quali sono state le tue esperienze musicali oltre a quelle avute a GMG? 

Le mie attività nel campo musicale sono state molteplici dopo l’esperienza del Coro del Duomo e a parte quella di organista, che qualvolta vengo invitato a svolgere in Milano, sono legate alla realtà corale. Posso affermare che le più significative sono state essenzialmente due:
negli anni ’70 la costituzione di un Quintetto Vocale e l’ingresso nel Coro Stelutis di Milano poi rinominatosi Complesso Vocale Syntagma, uno dei più qualificati cori della Lombardia. E’ in quest’ultimo organismo, nel quale ho svolto il ruolo di insegnante dei canti e di vice direttore, che ho sviluppato e consolidato in modo più profiquo la tecnica direzionale.  
   
Don Angelo è stato il primo parroco di GMG ed è sempre rimasto in mezzo a noi fino ad oggi anche se non è più parroco da unq uindicina d’anni: qual’è stato il tuo rapporto con lui?

In Don Angelo ho sempre trovato un attento sostenitore delle attività musicali della parrocchia. Anche adesso a volte viene a trovarci in chiesa al venerdi sera, ascoltatore delle prove (qualche volta anche codirettore!!). Mi lega a Lui da sempre un grande affetto e sono contento che abbia accettato di essere da me nominato mio Nonno onorario!

Che cosa hai ricevuto da tutti gli altri preti che sono stati a GMG, compresi i successori di don Angelo, don Carlo e don Bruno?

Tutti i sacerdoti che si sono succeduti in parrocchia hanno a loro modo considerato la musica eseguita durante le funzioni  una presenza necessaria, fino ad arrivare a Don Bruno la cui gioiosa partecipazione ed il sostegno sono totali e incondizionati.

Parliamo del gruppo corale attuale. Dal di fuori lo vedo come una preziosa realtà di servisio liturgico, un’importante esperienza culturale, una testimonianza di fraternità. Che cosa ne pensi dall’interno?

Devo dire che sono molto soddisfatto del gruppo di amici con il quale faccio musica attualmente; della passione che si è sviluppata in loro e della dedizione con la quale partecipano. Percepisco nelle persone che partecipano, al di la della consapevolezza del “servizio” svolto,  la gioia di quell’accrescimento spirituale che la musica è capace di trasmettere e il desiderio di far partecipi gli altri cantando questa loro meravigliosa esperienza.

Il fatto che il coro sia frequentato da numerosi parrocchiani ha fatto si che a piccoli gruppi alcuni di essi possano animare quasi tutte le sante Messe festive; ho però l’impressione che non in tutte le occasioni riesca a far cantare tutta l’assemblea come le norme liturgiche attuali prevedono. Se ciò è vero, perché secondo te? 

Gli assolutismi sono molto spesso pericolosamente illogici. Almeno più di un motivo causa la minor partecipazione al canto. Il cantare ma soprattutto  il sentire la propria voce senza provare un sottile senso di vergogna, è una delle principali difficoltà da superare da parte di molte persone. Non in tutte le assemblee sono presenti fedeli disposti al canto e poi sono fermamente convinto che in alcune occasioni il desiderio di un momento di quieto raccoglimento possa far desiderare più che la partecipazione, l’ascolto. Stà nella sensibilità della cantoria riuscire a stabilirne il giusto equilibrio.
Ultimo ma non per importanza una realtà che mi vede critico feroce: un buon numero dei canti in circolazione sono secondo me un’offesa alle orecchie e all’intelligenza; nelle raccolte disponibili vengono proposte sovente delle vere “lagne” prive di un qualsiasi valore musicale, delle indecorose e insulse scritture di note spesso “buttate giù” per musicare a tutti i costi dei testi banali, scontati e melensi. Una situazione inaccettabile che  non è certo di stimolo a chi dovrebbe insegnare.
A questo proposito con il gruppo stiamo facendo un lavoro di ricerca e di analisi per identificare e valorizzare quei brani “belli” che per altro ci sono.

Secondo la mia esperienza devo ammettere che il coro mi ha aiutato parecchie volte nella riflessione in momenti cruciali della S. Messa, mi ha però dato fastidio, in due o tre occasione, che l’assemblea abbia interpretato la prestazione del coro come esibizione e l’abbia sottolineata con un battimani a santa Messa non ancora conclusa. Cosa ne dici? 

Noi sarei troppo severo. Mi sono reso piacevolmente conto che il coro è molto amato dai parrocchiani. Spesso per le strade del quartiere sono fatto oggetto di manifestazioni di affetto e di stima per il lavoro che stiamo facendo (qualcuno mi ha persino scritto a casa). La gente ha evidentemente voglia di manifestare questo suo apprezzamento e in alcune occasioni (ricordo a seguito di esecuzioni di brani particolari con i quali la corale porgeva  i propri auguri) lo ha manifestato spontaneamente in quel modo per altro abbastanza usato nella nostra parrocchia.

Passiamo così all’aspetto culturale svolto dal coro di GMG. Ritengo questo aspetto importante e indispensabile anche per l’efficace realizzazione del servizio di lode e gioia nella liturgia. Circa un anno fa ti ho sentito dire che non ritenevi pronto il coro per una esibizione concertistica. Voui spiegare questo punto? 

La mia opinione è che ogni cosa debba essere fatta seriamente se deve dare una minima soddisfazione. Cantare non vuol dire semplicemente imparare qualche nota ed emetterla aprendo la bocca.
Già, per esempio, il solo fatto di aprire la bocca presuppone una concentrazione da creare, l’acquisizione e l’uso di una metodologia onde evitare di emettere quei versi che spesso si sentono, imparare ad ascoltare il proprio vicino per poter fare gruppo. Occorre inoltre sforzarsi di capire lo stato d’animo dell’autore, per poter trasmettere il messaggio spirituale espresso nel brano che si esegue. Un lungo lavoro che richiede calma e tempo.

La comunità parrocchiale si aspetta la realizzazione di un vero e proprio concoreto corale e penso che un avvenumento culturale del genere sia capace di coinvolgere anche molta gente del nostro quartiere di periferia che non frequenta la chiesa. A quando allora il primo concerto corale?

Sono lieto dell’occasione per anticipare che la CORALE AMBROSIANA, il nome scelto dal nostro coro, eseguirà il suo primo concerto ufficiale sabato primo giugno alle ore 21 presso la nostra Chiesa. Il programma che verrà naturalmente  pubblicizzato in maniera più dettagliata, offrirà una panoramica delle varie tipologie di musica corale: dai canti popolari alla polifonia, dal Lied romantico agli autori contemporanei, per concludere nella seconda parte con l’esecuzione di musica per coro, orchestra d’archi ed organo.
Un concerto al quale tutti sono calorosamente invitati a partecipare, con un programma quindi molto vario preparato con impegno dai coristi, che spero soddisferà l’interesse del pubblico e che verrà poi replicato in settembre in una località della Brianza, in ottobre a Milano in una parrocchia sul naviglio e nell’auditorium del carcere di Bollate .
Termino con l’invito caloroso a chiunque sia stato stuzzicato anche dal più lieve desiderio di partecipare all’attività del coro, a provare. Il suggerimento che mi sento di dare è di aderire per un breve periodo, per poter valutare sul campo l’effettiva consistenza dell’impegno, ma anche le soddisfazioni conseguenti.          

 



 

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